mercoledì 26 maggio 2010

Applausi ai gufi milanisti e juventini

Grazie anche a loro

Siamo noi! Siamo noi! I campioni d’Europa siamo noi! Gufi che rosicano: abbiamo creato una nuova specie. Dobbiamo veramente ringraziarli tutti, gli amici milanisti partiti per Monaco di Baviera convinti di poter festeggiare tra fiumi di birra il nostro fallimento sulla linea del traguardo. Non si vergognino, adesso. Possono tornare—se proprio devono—e noi li abbracceremo. Grazie a tutti i bianconeri d’Italia, che ci hanno sostenuto con la loro spettacolare avversione. L’odio (sportivo, beninteso) è la forma più raffinata della stima. E per questo non possiamo che applaudirli. Sono qui seduto sugli spalti del Bernabeu che si svuota e guardo i figli dei neo-campioni d’Europa giocare con le stelle filanti in mezzo al campo.

La coppa con le orecchie, quella che imprudentemente i tifosi bavaresi portavano in copia per Madrid, quella che tornerà con noi a Milano è lì a ricordare a tutti che— scusate se lo ripeto—i campioni dell’Europa siamo noi! Chi era tra voi, deliziosi gufetti, che cantava «Non vincete mai»? La canzone è diventata il vostro inno al contrario. Ora vinciamo tutto, sempre e sinceramente ci divertiamo un mondo. Anche qui a Madrid li ho visti, i dilettanti della macumba, i pasticcioni del sortilegio, i professionisti dell’augurio pre-partita, quello che chiaramente dovrebbe portare cadute e disastri. E vorrei dire loro: non è il vostro mestiere, sono sicuro che l’ammirazione è un sentimento che meglio vi si confà. Ma quando mai! Nessuna squadra italiana ha mai vinto nella stessa stagione Champions League, scudetto e coppa Italia e—guardacaso—la stessa squadra che non è mai andata in serie B. È arrogante ricordarlo oggi? Neanche per sogno. I gufi vanno accarezzati, quando la notte finisce, ma nessuno dice che non si possa essere sinceri con loro. La fantasia ecumenica, secondo cui ogni tifoso italiano dovrebbe tifare per ogni squadra italiana quando è impegnata in una competizione internazionale, è una fantasia. C’è l’odio bieco, che fa sinceramente schifo ma il gufaccio delicato e ironico si può tollerare. Anche perché, diciamolo, un gufetto implume si nasconde nel cuore di quasi tutti. I figli dei neo-campioni d’Europa sono stati riacchiappati uno per uno e tra poco torneranno in albergo: loro non sapranno mai che quando ho visto vincere l’ultima Coppa dei Campioni dall’Inter avevo la loro età: penseranno, come giusto, che il nerazzurro—notte e cielo qui in Spagna—siano colori trionfali e hanno ovviamente ragione.

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