mercoledì 28 maggio 2008

SCUDETTO & SOLIDARIETA’



SCUDETTO
&

SOLIDARIETA'



Festa dell’INTER CLUB KAYUNGA
aperta a tutti gli sportivi del mondo

Domenica 1 giugno 2008

Baita Monte Goi – Albate (CO)


Da Piazza IV Novembre Albate la baita è raggiungibile a piedi in 15 minuti

Programma:

  • Ore 11.30 Aperitivo in baita
  • Ore 12.00 Tutto alla brace (costine, salamini, cotolette, verdura)
  • Ore 14.30 Inizio giochi (caccia al tesoro, pignatte, Interquiz, luna nel pozzo, etc.) e dimostrazioni sportive
  • Ore 16.00 Inter Club Kayunga: una scelta diversa per lo sport e la solidarietà - Il cammino percorso e i progetti futuri
  • Ore 16.30 Musica e canzoni proposta dai D'Altro Canto
  • Ore 18.00 Aspettando il tramonto (asta di gadgets neroazzurri)
Per chi volesse possibilità di pranzo e cena in baita su prenotazione

Per chi avesse necessità servizio trasporto da Pza IV Novembre Albate

INTER CLUB KAYUNGA

Per ulteriori informazioni:

Ernesto ernyele@alice.it cell. 349 6715503

Diego cassiot@libero.it cell. 333 2532561


Detto Fatto

lunedì 26 maggio 2008

Pasticcio Mourinho

Il portoghese sempre più vicino ai nerazzurri. Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, deve soltanto comunicare a Mancini la sua scelta. Il clan di Josè: non è fatta. E scatta l'ultimatum

Josè Mourinho, 45 anni. LaPresse
Josè Mourinho, 45 anni. LaPresse
MILANO, 27 maggio 2008 - La scelta è stata fatta due mesi fa: Josè Mourinho. All’epoca Massimo Moratti era convinto, come tanti, che Roberto Mancini, al termine del campionato, avrebbe lasciato l’Inter: fine del ciclo. La sua dichiarazione-choc del dopo Liverpool era stata accolta dal presidente come il segnale del corto circuito. Milano è una centrifuga, disse un giorno il Trap. Moratti pensava a una separazione consensuale, con Mancini proiettato dalla vittoria del terzo scudetto consecutivo sulla ribalta inglese, magari in quel Manchester City dai programmi ambiziosi. Ecco perché al presidente era parso saggio puntare con decisione sul tecnico portoghese, uno che la Champions l’ha vinta di recente. E la Champions, nella prossima stagione, sarà l’obbiettivo numero uno. La macchina si mette in moto: contatti, colloqui, l’accordo finale di Parigi. Un’opzione d’oro. Che scadeva ieri, perlomeno secondo lo staff dell’allenatore straniero. Un tipo talmente pignolo da aver spedito il suo preparatore atletico, il mese scorso, a visionare gli impianti di Brunico, sede del ritiro estivo.
LA RIMONTA - In questi ultimi due mesi, giorno dopo giorno, Mancini ha però recuperato terreno. Moratti ne ha apprezzato l’impegno, strenuo, il totale coinvolgimento nella causa nerazzurra, la condivisione di emozioni, preoccupazioni, tensioni sino alla gioia conclusiva. A Parma sono giunti con lo stesso stress, l’identica spossatezza mentale. Un dettaglio che li unisce. E così, adesso che deve dirgli "guarda, ho preso un’altra strada", l’animo di Moratti è in tumulto. Da una parte c’è il presidente che freddamente ha programmato il futuro affidandosi al più celebrato tecnico su piazza. Dall’altro lato esiste un cuore, che nei confronti di Mancini batte forte: "Gli voglio molto bene". Non è un caso che lo abbia ripetuto diverse volte negli ultimi giorni. Moratti è alle prese con un groviglio di sentimenti e decisioni delicatissime, che investono anche il mercato. Per questo ha congelato Mourinho e si è preso una pausa di riflessione allontanando la data del faccia a faccia con il Mancio: sa di dover sbrogliare un bel pasticcio. Mourinho si ritiene il prescelto, promette di facilitare le trattative per Lampard, Deco, Quaresma mentre Figo fa sapere: 2Se arriva Mourinho gioco un altro anno, se resta Mancini sarà impossibile rimanere".
LE CONQUISTE - Ma pure il tecnico italiano è convinto di poter proseguire nella sua avventura. Un allenatore che proprio Moratti ha voluto e che lo stesso Moratti ha ricoperto di soldi: 24 milioni netti per i prossimi quattro anni. Un allenatore che ha conquistato due scudetti di fila, impresa riuscita l’ultima volta al mago Herrera, più di quarant’anni fa. Certo, Mancini non rimarrà senza squadra a lungo, però nei pensieri di queste ore il contratto è un elemento non secondario. Perlomeno pari alla riconoscenza che Moratti sinceramente nutre nei suoi confronti. E allora la situazione è questa: il dirigente ha scelto Mourinho, il tifoso non sa come rinunciare a Mancini. E se poi, dal cambio, l’Inter non ci guadagna ma ci rimette?
QUI JESI - "Abramovich ha detto che mi sarei proposto io al Chelsea? Falso, e comunque chi se ne frega». Jesi, teatro Pergolesi, Roberto Mancini risponde all’invito di Andrea Cardinaletti partecipando alla terza edizione del concorso "L’amico atletico". L’unica frase è dedicata al Chelsea, del domani non parla: ha preferito delegare il manager De Giorgis. "Ha vinto il terzo scudetto di fila, l’anno prossimo punterà all’accoppiata titolo-Champions. Roberto non ha mai ricevuto telefonate da Londra, del resto tutti sanno che ha un contratto per 4 anni e quindi una telefonata del Chelsea nemmeno l’avrebbe presa in considerazione. Con Moratti non c’è un appuntamento fissato, si incontreranno per pianificare il futuro, e non necessariamente a breve. Sarebbe strano se il presidente mandasse via l’allenatore che gli ha fatto vincere un altro scudetto. I rapporti non sono così drammatici come si vuole fare credere. Il dottor Combi? Magari Roberto chiederà di poter intervenire maggiormente sulle sue decisioni". Parole al miele.

domenica 25 maggio 2008

Che peccato!!!

Fonte: Inter.it

Tim Cup, Inter-Roma 1-2: in gol Pelé
Sabato, 24 Maggio 2008 23:12:13
[FOTO Sabato, 24 Maggio 2008 23:12:13]

ROMA - L'Inter è stata sconfitta 2-1 dalla Roma in una gara valida per la finale della Tim Cup 2007-2008.

La Roma indossa la tenuta con maglia giallorossa e pantaloncini bianchi, l'Inter in campo con maglia bianco-crociata e pantaloncini neri. Roberto Mancini schiera: Toldo tra i pali; difesa a quattro con Maicon, Burdisso, Chivu e Maxwell; Zanetti davanti alla difesa con Balotelli, Vieira, Stankovic e Cesar a centrocampo; in attacco Suazo.
Roma subito avanti (1') con Aquilani, il centrocampista giallorosso fermato in furiogioco davanti alla porta nerazzurra. L'Inter risponde al 3': Balotelli lancia Suazo solo davanti a Doni, l'hondureno è in fuorigioco. Passa un minuto (4') e Perrotta prova il destro in corsa dal limite dell'area, palla deviata in angolo da Chivu. Punizione per l'Inter dai 25 metri per un fallo di Mexes su Suazo (13'): calcia Balotelli e la barriera respinge, sugli sviluppi Stankovic prova il tiro dal limite e la palla viene bloccata da Doni. Pizarro prova la conclusione da dentro l'area al 15', palla alta. Al 17' Perrotta controlla bene in area un cross di Vucinic dalla sinistra, il centrocampista della Roma prova la girata in porta da due passi, è bravo Chivu a respingere. Balotelli prova la girata di testa in area su cross di Maicon dal limite destro dell'area (22'), palla alta sulla traversa di Doni. Maxwell, dopo una bella azione personale sulla sinistra, si presenta al tiro dal limite dell'area (24'), Doni è bravo a respingere in corner. Al 28' Vucinic manca di un soffio la deviazione sotto porta su sponda di testa di un compagno a centro area. Balotelli calcia una punizione dalla sinsitra al 29', palla direttamente tra le mani di Doni. Perrotta prova iul tiro a botta sicura da centro area al 30', Toldo bocca con sicurezza. Balotelli calcia un'altra punizione dalla sinistra per i nerazzurri (31'), la difesa della Roma libera. Roma in vantaggio al al 36': Mexes è bravo a deviare in rete sottoporta un corner calciato da Pizarro dalla destra. Al 39' due corner consecutivi calciati da Balotelli dalla destra non danno esito positivo. Dopo un minuto di recupero Morganti fischia la fine del primo tempo.

Nella ripresa Perrotta ci prova subito da fuori area (1'), Toldo blocca in due tempi. Al 7' Pelé lancia bene Suazo in area sulla destra, il tiro dell'hondureno è ribattuto da un difensore giallorosso. La Roma raddoppia al 9': Cassetti recupera palla sulla destra commettendo un netto fallo su Cesar, Morganti lascia correre e Perrotta, in contropiede, raccoglie l'assist di Vucinic e infila Toldo da centro area. Al 15' è deviata in corner una bella conclusione di Pelé dal limite dell'area. Semprel 15' grandissimo gol di Pelé che accorcia le distanze: il giovane portoghese raccoglie una respinta della difesa giallorossa su corner calciato dalla destra, la sua conclusione dai trenta metri circa si infila allincrocio dei pali alla sinistra di Doni. AL 18' nerazzurri vicini al pareggio: il gran colpo di testa di Burdisso a centro area in avvitamento, su cross dalla destra di Maicon, si stampa sul palo alla destra di Doni battuto e immobile. Aquilani ci prova da fuori area al 38', palla sul fondo alla destra di Toldo. L'incontro si chiude dopo 6 minuti di recupero. Il risultato non cambia, Roma batte Inter 2-1. I giallorossi conquistano la nona Coppa Italia della propria storia.

Nell'intervallo della partita la signora Bedy Moratti ed Ernesto Paolillo, Direttore Generale e Amministratore Delegato di FC Internazionale, sono stati ricevuti nel salottino in sala autorità dal Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano e gli hanno consegnato, a nome di Massimo Moratti e di tutta la società nerazzurra, il volume dei 100 anni Inter.

INTER-ROMA 1-2

Marcatori: 36' pt Mexes, 9' st Perrotta, 15' st Pelé

INTER: 1 Toldo; 13 Maicon, 16 Burdisso, 26 Chivu, 6 Maxwell; 4 Zanetti; 45 Balotelli, 14 Vieira, 5 Stankovic (1' st 30 Pelé), 31 Cesar (16' st 11 Jimenez); 29 Suazo
A disposizione: 12 Julio Cesar, 40 Fatic, 21 Solari, 28 Maniche, 18 Crespo
All.: Roberto Mancini

ROMA: 32 Doni, 4 Juan, 5 Mexes, 7 Pizarro, 8 Aquilani, 9 Vucinic, 14 Giuly (21' st 3 Cicinho), 16 De Rossi, 20 Perrotta (27' st 33 Brighi), 22 Tonetto, 77 Cassetti
A disposizione: 1 Curci, 2 Panucci, 15 Antunes, 18 Esposito, 30 Mancini
All.: Luciano Spalletti

Arbitro: Emidio Morganti di Ascoli Piceno

Ammoniti: Toldo, Perrotta, Vieira, Vucinic, Burdisso, Pelé

sabato 24 maggio 2008

Zanetti vola non solo in campo, ora vuole pilotare l'idrovolante!

Fonte: Ciacomo

Ora vuole pilotare anche l'idrovolante sul lago. Dopo aver "guidato" la sua Inter allao scudetto, Javier Zanetti si è concesso un pò di relax stamane sul lago di Como con una visita all'aero club cittadino dove si è informato come e quando poter effettuare un volo panoramico sulla città. Senza escludere la possibilità di poter prendere il brevetto di pilota come sta facendo, ad esempio, il meccanico di Valentino Rossi in queste settimane. Una visita che non è passata inosservata quella del capitano nerazzurro stamane. E' arrivato con un Maserati sport Gt, assieme ad un amico, attorno alle 11, e si è intrattenuto quasi mezz'ora tra fans che cercavano foto ed autografi (lui è stato gentile e disponibile con tutti), curiosi, qualche studente in gita che lo ha riconosciuto.

Zanetti ha avuto parole di grande amore per Como ed il suo lago. "E' un posto stupendo dove vivere e come me la pensa anche mia moglie Paula. Presto avremo un secondo figlio (la coppia ha già una bimba di 3 anni) e ci stabiliremo qui anche dopo il calcio". Poi, inevitabile, l'attualità del dopo tricolore:"Onore alla Roma che ha lottato fino all'ultimo. Sabato la ritroveremo per la Coppa Italia. Certo, sarebbe bello alzare anche questo trofeo...". Ed infine la passione per il volo:"Mi piacerebbe tanto fare un giro sopra Como. L'idrovolante lo vedo sempre passare da casa mia a Cernobbio. Ora aspetto che si concluda la stagione e poi salgo a bordo...". Zanetti, infine, ha anche annunciato il lancio, ormai imminente, di una linea di abbigliamento a sua firma: la Navigli Milano, pronta per i primi mesi del 2009.

venerdì 23 maggio 2008

Noi siamo l'Inter

Care campionesse e cari campioni, la nostra Inter è sempre imprevedibile.
Due anni fa lo scudetto è arrivato a campionato finito da un pezzo, quasi non ce ne siamo accorti; l'anno scorso è arrivato tanto presto che ci è parso normale, scontato, come se fossimo abituati a vincerlo sei volte a lustro.

Questa volta abbiamo tremato e intravisto i fantasmi rossobianconeri che abbozzavano sorrisini di compatimento, pregustando una riedizione del 5 maggio.

Alla fine la soddisfazione è stata indicibile e noi abbiamo il dovere di festeggiare a dovere.


Per questo ci riuniremo domenica 1 giugno, alla Baita monte Goi ad Albate.


Potete invitare chiunque, per partecipare non è necessario essere soci del club, basta l'amore per la nostra squadra.

Chiedo a tutti di farmi sapere se hanno intenzione di partecipare, così da dare agli organizzatori la possibilità provvedere alle opportune valutazioni sui fabbisogni alimentari e non.

Potrete utilizzare questo indirizzo mail o telefonarmi, 031731445, 3384683196.

A presto.

Mimmo Arnabold

giovedì 22 maggio 2008

Campioni e massacri

Fonte: Il Manifesto
Segnalato da Mimmo

L'Inter di Moratti festeggia uno scudetto da brividi arpionato sotto il diluvio dal genio di Ibrahimovic.
Nonostante il tifo contro e i fantasmi del passato
Roberto Andreotti

«Non sono riusciti a dare lo scudetto all'Inter», gridava otto giorni fa un quotidiano sportivo romano noto per la sua obiettività. Quel titolo mite e super partes lanciava l'assalto finale allo scudetto già «perduto» a febbraio (-11 punti) - mentre lo scudetto «morale», naturalmente, era comunque appannaggio di Totti e compagni. Una volta partito il tam tam, poiché fama crescit eundo, l'Inter si è ritrovata accerchiata da un fastidioso pressing che via via raccoglieva adesioni e rancori, cementando alleanze storicamente improbabili (la Juventus con la Roma!).
Adesso che la valanga è stata discretamente respinta ai mittenti, si può affermare con serenità che semmai è stata l'Inter a «non riuscire» a dare il suo scudetto alla Roma, dopo aver sprecato due match-point - come si è detto in queste settimane con metafora tennistica: l'Inter dalle complicazioni interiori successive alle dimissioni di Mancini a marzo; l'Inter dei corposi fantasmi del 5 maggio 2002 o, addirittura, di Mantova 1967; l'Inter con la sua tenerezza «buonista» di società ricca però mai arrogante; l'Inter con la caterva di infortunati cronici «concessi» quest'anno alla concorrenza (Materazzi, Samuel, Figo, Cordoba ecc.) - ultimo in ordine di apparizione quell'Ibrahimovic tornato infine dopo due mesi come un Achille sconquassante a ristabilire la distanza delle forze in campo (l'Inter è leader ininterrotta, in pratica, da ventiquattro mesi): «Voi parlate, io gioco» è stato il suo laconico commento, un vero incubo «di stile» per tutti i fanfaroni che nelle ultime settimane pregustavano il sadico sorpasso.
Non sembra ci fosse l'understatement di Ibrahimovic (e neanche la stessa forza risolutiva) in molte dichiarazioni rilasciate prima, e dopo, dai giocatori della Roma - a cominciare dal De Rossi che «per onestà intellettuale» (sic!) non ha potuto fare a meno di ribattere sul solito chiodo degli «aiutini» arbitrali. Simili frasi non alleggeriscono certo gli animi ardenti, né dei vincitori né degli sconfitti, e sabato sera allo stadio Olimpico è in programma la finale di Coppa Italia, ancora Roma contro Inter. Non è difficile immaginare che certi media proveranno a «gonfiare» una competizione di mediocre importanza per trasformarla in una specie di ordalia, che dovrà stabilire «davvero» chi è il più forte; ma specie dopo i fatti teppsitici di Parma ci si augura che né l'Inter né la stessa dirigenza della Roma cadano nel tranello. Magari un gesto cavalleresco verso i nuovi Campioni d'Italia potrebbe aiutare a svelenire.
E veniamo all'Inter. La aspettano due urgenti questioni, una societaria e una tecnica. La prima parte dalla domanda: come mai in soli tre anni è diventata così «antipatica»? Facile rispondere che i perdenti ottengono solidarietà da tutti senza sforzo, altro conto è farsi «amare» strozzando per manifesta superiorità quasi due campionati di fila. Ma certo ora Moratti, archiviato il «suo» Centenario, deve pensare a voltar pagina, e a far di nuovo rispettare l'Inter e il suo strapotere sportivo smorzando il perno retorico (legittimo, per carità) della «società degli onesti». E poi forse dovrebbe fare un passo indietro, trovando il «sostituto» del grande Facchetti: un presidente-immagine che rappresenti la proprietà senza doverla esporre, mostrando - quando è necessario - il viso duro (vedi la montatura, in settimana, delle rivelazioni «a orologeria» sulle intercettazioni a danno dei giocatori e dell'allenatore).
Il quid tecnico ruota invece intorno al nome di Roberto Mancini, altro bersaglio mediatico su cui tutti si esercitano da tempo in un gioco al massacro. Simpatico? Antipatico? Non pare che siano qualità decisive nella conduzione di una squadra di calcio. A Mancini andrà chiesto conto, certo, di tre consecutivi fallimenti in Champions League (difetto di mentalità o di preparazione atletica?), a patto che si parta però dal podio assoluto - che solo lui è riuscito a scalare - dei due scudetti + uno portati a casa. Mancini sarebbe osteggiato anche da consistenti frange di sostenitori interisti. C'è da augurarsi che invece resti al suo posto, sciolti i nodi che ora verranno al pettine. Ha dato gioco, carattere e personalità a una squadra per troppi anni in balia dei suoi sogni; e poi un Mourinho, paradossalmente assai più «antipatico» di lui, sarebbe capace di «rovinare» l'Inter mettendola in ginocchio per 10 anni.
Gli anti-manciniani, credo, si sono fatti abbagliare dagli specchietti dei «cugini» rossoneri, che anche quest'anno sono riusciti nell'impresa, questa sì aziendalista e profondamente berlusconiana, di far dimenticare il baratro di punti che li separa dall'Inter gonfiando un titolo «finto» e pubblicitario (giapponese, appunto), conseguito in un mini-torneo contro squadre inesistenti sul piano sportivo e storico.
L'Inter «meticcia» e multirazziale di Zanetti, Balotelli e Ibrahimovic deve stringere orgogliosamente questo scudetto, senza invidia per nessuno: «campione d'Italia» è un titolo dal sapore antico, ma oggi è molto più «democratico» e solido di certe manifestazioni internazionali geneticamente modificate dagli sponsor. Quanto alla presunta superiorità del gioco romanista, meglio non agitarsi. L'osservazione più condivisibile, e piena di humour, resta quella di Gigi Simoni: «la mia Inter - ha detto qualche giorno fa - giocava verticale e veloce come la Roma di Spalletti, però a me davano del contropiedista». Se proprio Mancini dovesse lasciare, ecco un allenatore «da Inter»: moralmente integro, ironico.

mercoledì 21 maggio 2008

'Hors jeu': una mostra sugli aspetti sociali del calcio

Fonte: www.associazioni.eu

Si inaugura oggi nella sede di Conches del Museo etnografico di Ginevra (Svizzera), la mostra 'Hors jeu', 'Fuori gioco', dedicata al mondo del calcio e ai personaggi che lo popolano.
Nelle varie sale espositive si possono ammirare statuine rappresentanti figure note del mondo del calcio, amuleti, oggetti tipici degli stadi (un megafono, per esempio) e fotografie che immortalano momenti di passione, delusione, gioia.
L'esposizione, curata da Christian Delécraz in collaborazione con il ricercatore Raffaele Poli, nasce dal desiderio di sottolineare l'aspetto sociale legato al mondo del calcio: l'integrazione, l'identità e i fenomeni legati alle tifoserie.
Grande risalto viene dato all'Africa e al sogno di molti suoi giocatori di approdare in Europa. In un'intervista pubblicata sul sito www.swissinfo.ch, partner della mostra, Christian Delécraz ha spiegato:'I più sfavoriti, gli esclusi, sognano di venire in Europa e di avere successo. Come è successo al calciatore della Costa d'Avorio Didier Droga, la stella della squadra inglese del Chelsea. Ma è uno, rispetto a tanti che vedono le loro speranze infrante. Raffaele Poli ha dedicato il suo dottorato ai giovani africani, ai quali le società sportive occidentali rivolgono le loro attenzioni.
Mi racconta regolarmente di giovani africani che sognano di venire in Europa convinti di trovare la salvezza. Sono sogni, aspirazioni. Tra coloro che giungono in Europa, quanti non riescono a fare carriera e finiscono per sprofondare nella clandestinità perché non possono più tornare nel loro paese?
Per questa esposizione avevo anche pensato al titolo 'Tra luce e ombra'. La luce che illumina gli stadi, e le ombre che avvolgono realtà molto meno belle. Ma per finire ho scelto un altro titolo, più adeguato e in sintonia con quanto ci interessa, ossia quello che si muove tra luce e ombre: le zone grigie. E ne ce sono!'
'Hors jeu' resterà aperta al pubblico fino al 26 aprile 2009; il catalogo, curato da Raffaele Poli si intitola 'Hors jeu – Football et société' e la prefazione porta la firma dall'etnologo Christian Bromberger.
(Le foto sono tratte dal sito www.ville-ge.ch/meg)

martedì 20 maggio 2008

Sedici, alla faccia dei sadici

Segnalato dal nostro socio Marco
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Fonte: Beppe Severgnini (dal Corriere della Sera - 19 maggio 2008)
E adesso, cosa dite? Lo scudetto del 2007 era troppo facile, lo scudetto del 2006 era troppo formale, lo scudetto del 1989 era troppo lontano. Questo, vi piace? A noi, molto. Numero sedici, alla faccia del sadici.
L'immagine che resta negli occhi è quella di Ibra che dribbla le pozzanghere, felice come un bambino in un parco. "Lo zingaro" - come lo chiamano i compagni di squadra, in barba alle notizie di cronaca - è rientrato e ci ha fatto questo regalo. "Pazza Inter" è un eufemismo. Siamo, ormai, psicolabili di successo. A questo punto, perché cambiare? Avanti così.
Se l'interismo è una forma di allenamento alla vita, nell'ultimo mese - un derby da dimenticare, punti buttati, rigori sbagliati - ci siamo allenati benissimo. Se il tifo calcistico è un esercizio di gestione dell'ansia, siamo gestori professionali. Se il calcio è un romanzo popolare, questo finale è stato scritto da qualcuno che ne intende.
Per 55 minuti, ieri. l'Inter è stata dietro la Roma. Sembrava stesse per buttare tutto quello che aveva costruito in un anno. Poi due gol, e alcune notizie di contorno (puniti i giustizieri del gaucho Cuper, salvi i ragazzi del ragno Zenga, in Europa gli artigiani di Prandelli, fuori dal grande giro i reduci di Ancelotti). L'Inter ce l'ha fatta, con l'uomo più talentuoso, nel modo più emozionante, al termine della giornata più complicata giocata sul campo più malconcio. Meglio così. Vittorie, amori, amicizie e traguardi: solo le cose che non valgono niente costano poco.
L'Italia del tifo, trasformata in una voliera di gufi goffi e benevoli avvoltoi, era pronta a festeggiare un altro disastro, un 5 maggio a scoppio ritardato (vero Lapo, vero Veronesi, vero Zecchi?). Niente da fare, stavolta. L'Inter, imbarazzata dalle conversazioni telefoniche col discutibile factotum, e nauseata dal tempismo della diffusione, ha saputo reagire. Trasformare una crisi in una festa è una dote. L'Inter ce l'ha.

Ha ragione Massimo Moratti, il cui volto, ripreso nell'intervallo al "Tardini" di Parma, faceva sembrare spensierato "L'urlo" di Munch: tutti - con l'eccezione dei laziali, per motivi evidenti - tifavano contro l'Inter. Alcuni legittimamente (i romanisti), altri nostalgicamente (gli juventini), altri per rispetto della tradizione (i milanisti). Niente di male. Nelle fazioni - gruppi, bande, corporazioni, congregazioni, partiti, contrade - l'Italia cerca protezione e consolazione. Perché il calcio dovrebbe essere diverso? Basta saper smettere per tempo, e poi sorridere dei propri infantilismi.
Ma non è stato soltanto il tempo della malignità (punita). E' stata anche la stagione agitata di un Paese inquieto. I cambiamenti politici e la precarietà economica, l'umiliazione di Napoli e gli umori xenofobi, la confusione e il senso di insicurezza (per una badante irregolare, per una strada buia) hanno portato molti italiani a trasferire sul calcio tante aspettative: serenità, orgoglio, rivincita.
Il calcio, che non ama le responsabilità, ha fatto quello che ha potuto. Vista l'atmosfera, il campionato è stato miracoloso: come andamento, come trama, come regolarità. Sbaglia Daniele De Rossi quando, deluso, parla di "sette/otto partite falsate". Non è vero. Il problema è invece un altro - sempre il solito.
Il brutto è che un calcio così bello - una Roma epica, una Juventus lirica, un Milan shakesperiano - è ancora in mano ai violenti. Coltelli intorno agli stadi; trasferte vietate; le botte come passatempo. Ieri, a Parma, gli ultras nerazzurri (?) hanno ferito due agenti e devastato un asilo. Ha più neuroni Ibra nel piede che certa gente nel cervello.
Risultato: anche la gioia è diventato un esercizio difficile, in Italia. Ma non bisogna rinunciare: è necessario pretendere le nostro pause di piacere innocuo. E' giusto che io abbia potuto guardare la partita con mio padre Angelo (1917) e mio figlio Antonio (1992), e scoprirmi più smaliziato di uno e più emozionato dell'altro.

Alla fine avevamo un pomeriggio di pioggia da ricordare, una bottiglia da stappare e una bandiera da esporre. Niente più polvere: ormai prende aria ogni anno.

lunedì 19 maggio 2008

PRIMA PAGINA

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Le prime pagine


Premiazione 16° Scudetto Inter Campione D'Italia 2007/2008

Inter Campione D'Italia 2007/2008

Parma-Inter highlights

Kayunga in piazza

Ricevo e pubblico dai nostri soci Mimmo e Anto

E tre!

Moratti: Mancini resta, state tranquilli

Fonte: Corriere della Sera



Zenga: per me È un festeggiamento doppio. L'amarezza di Spalletti

«Questo è uno scudetto sofferto ma estremamente meritato»

PARMA - «Mancini resta, state tranquilli». La certezza di Massimo Moratti, subito dopo la conquista dello scudetto. Poche parole dal presidente dopo il trionfo di Parma, riportare dall'inviato di Italia 1. Parlando dello scudetto Moratti ha detto: «Questo è uno scudetto sofferto ma estremamente meritato. Nonostante tutta l'Italia ci abbia tifato contro... - ha proseguito - ma questo ci rende ancora più orgogliosi». «Questo campionato ha cancellato le ombre del passato», ha detto Antonio Materrese, presidente delle Lega Calcio

Parma-Inter: scudetto nerazzurro
Parma-Inter: scudetto nerazzurro Parma-Inter: scudetto nerazzurro Parma-Inter: scudetto nerazzurro Parma-Inter: scudetto nerazzurro Parma-Inter: scudetto nerazzurro Parma-Inter: scudetto nerazzurro Parma-Inter: scudetto nerazzurro

NIENTE TV IN SPOGLIATOIO - E la festa scudetto nello spogliatoio dell'Inter c'è stata ma senza telecamere tv: contrariamente alle consuetudini, nessuna delle tv che detengono i diritti del campionato o del singolo club hanno avuto accesso allo spogliatoio. L'inviato di Sky a Parma, Stefano De Grandis, ha annunciato che l'Inter era in silenzio stampa per protesta contro tutte le critiche piovute nelle settimane scorse sulla squadra: la telecamera della pay tv è all'interno dello spogliatoio, ma senza il suo operatore Italia 1, detentrice per Mediaset dei diritti in chiaro, invece lamentava che l'unica emittente ammessa all'interno dello spogliatoio era Inter Channel.

Piazza Duomo, esplode la festa scudetto
Piazza Duomo, esplode la festa scudetto Piazza Duomo, esplode la festa scudetto Piazza Duomo, esplode la festa scudetto Piazza Duomo, esplode la festa scudetto Piazza Duomo, esplode la festa scudetto Piazza Duomo, esplode la festa scudetto Piazza Duomo, esplode la festa scudetto

VITTORIA DEDICATA A LAPO - Scudetto con dedica. Per Lapo Elkann da parte di Lele Oriali. «È una vittoria sofferta e meritata- ha detto Oriali a Inter Channel- una vittoria che vogliamo dedicare anche a Lapo che so ha esultato domenica. Non so come ci sia rimasto oggi...». E poi aggiunge: «Mancini rimane al 101% col solito impegno di vincere ancora e fare bene per l'Inter, lo posso assicurare».

ZENGA, ESULTANZA DOPPIA - La salvezza del Catania e lo scudetto della sua Inter. Walter Zenga non poteva sognare epilogo migliore per questo campionato: «Domani vado a casa mia, a Milano, e sarà un doppio festeggiamento- dice il tecnico dei siciliani a Sky- Io intanto parlo della mia gioia qui a Catania. Questa gente meritava la serie A, non ci sarebbe stata giustizia se noi fossimo retrocessi e qualcun altro si fosse salvato. Questa è la mia salvezza». Arrivata dopo il pareggio con la Roma: «Un risultato meritato ma va dato onore anche alla Roma perchè fare 82 punti in A non è facile». Ancora più difficile cucirsi lo scudetto sul petto per tre stagioni di fila: «Bravo Mancio perché in pochi possono vincere il campionato per tre anni di fila. Gli auguro l'anno prossimo di vincere la Champions». E chiude: «Se il presidente non ha cambiato idea credo che resterò a Catania».

SPALLETTI AMAREGGIATO - Per un soffio. Il soffio che lascia l'amaro in bocca alla Roma. Ma Luciano Spalletti, mister romanista, cerca di lasciarsi il dispiacere alle spalle. La Roma ha fatto una grande stagione e il tecnico a suo modo festeggia d'orgoglio: «Io faccio i complimenti alla mia squadra- dice a Sky- abbiamo condotto un campionato ribaltando duemila avversità. Certo, a noi dispiace essere arrivati qui e non aver vinto, siamo amareggiati e dispiaciuti.

DE ROSSI ROSICONE - «Sarò un rosicone, come si dice a Roma: però non dimentico che nei due mesi di difficoltà dell'Inter, loro hanno vinto come tutti sanno....». Daniele De Rossi incassa i complimenti di Stankovic per il bel campionato della Roma, ma va al contrattacco. «Ringrazio Stankovic ma fare i complimenti da parte di chi ha vinto è più facile. A me risulta più difficile, soprattutto pensando a quei due mesi», ha aggiunto il centrocampista romanista, riferendosi ai presunti favori arbitrali per l'Inter. «Ci sono state sette-otto partite falsate».

GALLIANI E IL MILAN - «Chi vince ha sempre ragione, per il resto non ho commenti da fare». Queste le uniche parole di commento dell'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, sulla vittoria dello scudetto dei cugini dell'Inter. «Dopo due anni che ci siamo occupati di altro - assicura l'ad rossonero - l'anno prossimo ci occuperemo a tempo pieno dello scudetto». «Faccio i complimenti ai miei ragazzi - aggiunge Galliani parlando della partita vinta a San Siro con l'Udinese e della Champions sfumata all'ultimo - ma questa è una annata che si chiude in modo non molto favorevole».

GOL DEL CATANIA UNA COMICA - Polemico per la retrocessione il presidente dell'Empoli Fabrizio Corsi intervenuto a Sky al termine della partita: «È successo quello che tutti gli addetti ai lavori pensavano succedesse - dice - ovvero il pareggio del Catania dopo la fine delle speranze della Roma. Se questo è il calcio... Mi aspetto qualcosa di meglio per le nuove generazioni. Vedere fare quel gol al Catania è stata una comica».

LA REPLICA - Immediata la replica del presidente del Catania, Pulvirenti: «Corsi parla di comiche, ma lui se ne intende benissimo: l'altr'anno a Empoli ci fu un 3-3 che dire ridicolo è poco».

Foto: le immagini della partita scudetto

Fonte: Inter.it

Foto: le immagini della partita scudetto
Lunedì, 19 Maggio 2008 10:41:44
[FOTO Lunedì, 19 Maggio 2008 10:41:44]

PARMA - Le immagini di Parma-Inter 0-2, il match che ha consegnato ai nerazzurri il sedicesimo titolo nazionale.

Ufficio Stampa


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