giovedì 29 novembre 2007

Quando tifare significa solo incitare la propria squadra

Riporto questo articolo pubblicato sul sito www.inter.it segnaltomi da Mimmo ed Ernesto
ciao ciao
Mauro
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Cordoglio Inter per Rinaldo Bianchini

Mercoledì, 28 Novembre 2007 12:34:57


MILANO - Lunedì, a San Giuliano Milanese, ci ha lasciato Rinaldo Bianchini, il "trombettiere" dell'Inter, il tifoso nerazzurro che, per tanti anni, ha seguito la sua squadra del cuore in occasione di ogni partita, manifestando la sua passione con lo strumento che suonava dalle tribune degli stadi.

Alla moglie Franca e a tutti i suo cari l'abbraccio di F.C. Internazionale.

Per ricordare la figura di Rinaldo Bianchini, Inter.it vi propone l'articolo di Fabio Ravera pubblicato oggi su "Cittadino" di Lodi.


"Il 'trombettiere della carica' ora spronerà la sua Inter dal cielo. In un angolo di paradiso nerazzurro, assieme a tanti amici che con lui vissero il periodo più bello della storia della Beneamata: Angelo Moratti, Helenio Herrera, Armando Picchi, Giacinto Facchetti, Italo Allodi, Peppino Prisco. Perché Rinaldo Bianchini, l'uomo che per tanti anni ha incitato la sua squadra dalle tribune con la sua inseparabile tromba, è stato molto più di un semplice tifoso. Con la sua scomparsa, avvenuta lunedì a causa di un male che non perdona, se ne va un altro pezzo di calcio, quello puro e genuino, passionale e sincero.

Nato a Zelo Buon Persico 74 anni fa, e fiero delle sue radici lodigiane, Bianchini si era poi stabilito a San Giuliano Milanese, posizione strategica per raggiungere la sua seconda casa, lo stadio 'Meazza', dove ogni domenica (e ogni mercoledì di coppa) caricava la truppa nerazzurra soffiando a pieni polmoni nella sua tromba, strumento che aveva imparato a suonare nella banda 'San Giuseppe' di Melegnano, arrivando poi a esibirsi in svariate orchestra e accompagnando addirittura, per qualche serata, un genio dello swing come il grande Fred Buscaglione.

'Ha girato tutto il mondo seguendo la Grande Inter - lo ricorda il fratello Franco -. Era molto noto nell'ambiente nerazzurro, con alcuni protagonisti di quell'epoca aveva stretto una sincera amicizia, in particolare con Allodi, Angelo Moratti, Herrera, Mazzola e Facchetti. L'Inter e la tromba erano le sue due grandi passioni: è riuscito a coniugarle diventando un personaggio molto amato'. Prima in curva e poi in tribuna, Bianchini ha vissuto da vicino oltre sei lustri di storia interista: fu il primo, nel 1960, a fondare un Inter Club, il primo ad addobbare lo stadio con gli striscioni colorati di nerazzurro. E ovunque andasse veniva accolto con entusiasmo anche dai tifosi avversari: 'Nel 1961 seguii una trasferta dell'Inter a Belgrado - si legge in una sua intervista rilasciata al 'Cittadino' e pubblicata l'8 luglio 1991 -. Decisi di partire da solo, con la macchina. Arrivato a Zagabria ebbi un guasto, dovetti abbandonare l'auto e prendere il treno, portando con me solo lo striscione che avevo preparato. Il disguido aveva scompaginato tutti i miei piani: infatti arrivai con grande ritardo, con Herrera e tutti i giocatori ad aspettarmi impazienti per andare in pullman allo stadio per la partita. Arrivati, allungai lo striscione e furono gli stessi tifosi della Stella Rossa ad aiutarmi ad appenderlo sulle tribune'. Del resto la sua filosofia di tifo era completamente improntata al fair play: 'Centomila persone non mi hanno mai fatto niente - diceva -, perché il mio scopo è semplicemente quello di guardare la partita e basta. Tifare significa solo incitare la propria squadra'.

Cosa che Bianchini ha fatto per una vita, dando fiato e polmoni al suo morbo nerazzurro e diventando un personaggio simbolo, citatissimo da radio e telecronisti (Bruno Pizzul in particolare ne raccontava spesso le gesta) di un calcio forse oggi perduto. 'Lo ricordo con tanta simpatia - dice il lodigiano Giampiero Marini, centrocampista dell'Inter a cavallo tra gli anni '70 e '80 -. In campo noi giocatori sentivamo la sua tromba, come segnale per caricarci o per festeggiare. È stata una persona che ha lasciato un segno importante nella storia dell'Inter'.

Le note del silenzio per uno degli ultimi paladini del tifo vero verranno suonate oggi pomeriggio alle ore 15 presso la chiesa di San Giuliano Milanese" (fabio ravera).

Ufficio Stampa

mercoledì 28 novembre 2007

I soliti Cruz e Ibra: E l'Inter va avanti

Riporto dal sito della Gazzetta dello sport un articolo.
ciao ciao
mauro
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L'argentino e lo svedese (a quota 5 reti in Champions) firmano nella ripresa i gol che regalano la vittoria sul Fenerbahce (3-0), la qualificazione e il primo posto nel girone. In gol anche Jimenez. La ragnatela tattica escogitata da Zico funziona, ma solo per un tempo
MILANO, 27 novembre 2007 - Come in un confronto a eliminazione diretta, l’Inter batte l’avversaria più forte del suo raggruppamento, vendica la sconfitta dell’andata e vola agli ottavi. Dopo il k.o. (1-0) di Istanbul, l’unico della stagione insieme a quello di Supercoppa con la Roma, ecco la rivincita, consistente, e il primo posto nel girone. Il Fenerbahce tiene un tempo ma cade (3-0) per mano di Cruz, Ibrahimovic e Jimenez. Ed è la seconda gara in tre giorni che l’Inter chiude con le sue punte a segno: con l’Atalanta Suazo e Cruz; con il Fenerbahce Ibra e ancora Cruz, un indice chiarissimo della forza d’urto dell’attacco nerazzurro.
CHIVU - Mancini comincia senza Dacourt, con Chivu davanti alla difesa e Stankovic in punta al rombo mentre Maxwell arretra a sinistra, come nella sciagurata serata di Istanbul del 19 settembre. Bastano pochi minuti per capire che quella di Zico è realmente una squadra attrezzata per fare strada oltre lo steccato delle migliori 16. Cortissima, con Aurelio e Sahin (preferito ad Appiah) a rompere il gioco avversario, pronta a ripartire sulle sponde di Semih Senturk o le aperture di Roberto Carlos. Un brutto avversario insomma, specie se affrontato senza un esterno in grado di saltare uomo.
CIAO ROMBO - Non a caso dopo una ventina di minuti Stankovic passa a sinistra, con Chivu al fianco di Cambiasso in un classico 4-4-2. Tentativo logico, che non sposta gli equilibri ma che almeno restituisce il pallino del gioco ai nerazzurri. Volkan resta al coperto, ma le combinazioni migliori sono dell’Inter: Stankovic colpisce male, a Cruz manca il diagonale risolutivo, mentre Ibra è costretto a cercare spazi lontano dal cuore dell’area, insomma tiri in porta zero. Ci sarebbe anche una spintarella di Aurelio su Chivu al limite del consentito, ma Plautz fa proseguire, chiudendo la prima parte in parità.
DOPPIO COLPO - L’episodio che rompe lo stallo è fortuito: Cruz s’imbatte nella carambola innescata dal traversone basso di Maxwell firmando il suo primo gol di questa Champions. Una mazzata per lo spicchio di stadio colorato di gialloblù, che poco prima aveva accompagnato con un sospiro un destro al veleno di Alex. Per i 5mila scatenati (anche troppo visti gli incidenti scoppiati tra gli stessi sostenitori del "Fene") cala definitivamente il buio quando Zlatan Ibrahimovic pianta all’incrocio il dodicesimo centro stagionale (il quinto in 5 gare europee). La squadra di Zico cede di schianto: prima rischia il terzo schiaffo in contropiede (Cruz, Suazo e Ibra su punizione). Poi viene infilato su un errore banale da Jimenez, bravo a sfruttare l’attimo giusto rendendo schiacciante il successo dell’Inter. Un bel regalo di compleanno per i 43 anni di Mancini, primo in Italia e in Europa.

venerdì 23 novembre 2007

Trappola nero-azzurra contro la mosca tse tse


caro Mauro,
ti allego, per il ns blog, foto scattata dal sottoscritto in Uganda.
Rappresenta la trappola nero-azzurra contro la mosca tse tse, che causa la malattia del sonno.
Italo


martedì 13 novembre 2007

1997 - 2007 - 10 anni con l’Africa


Caro Socio/a, Amico/a,
quest’anno ricorre il decimo anniversario della nostra Associazione vogliamo celebrare questo evento con un momento di riflessione e di festa

giovedì 22 Novembre 2007, alle ore 19.30
presso l’ENAIP di Como in Via Dante 127.

Durante la serata ripercorreremo, a più voci, le attività svolte e presenteremo le linee di indirizzo per il futuro.
Condivideremo questo momento anche con tutti coloro che ci hanno accompagnato e sostenuto in questi 10 anni, e che hanno collaborato con noi.
Ti attendiamo con piacere per trascorrere una serata di festa allietata da un rinfresco, musica ed immagini.

Il Presidente
Dr. Giovanni Foglia Manzillo

Scarica l'invito

lunedì 12 novembre 2007

No comment

Riporto questo pezzo di Gianni Mura segnalatomi da Francesca Di Mari.
Mauro
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...Ho pensato con tristezza all'educazione emotiva che Umberto Galimberti vorrebbe nelle scuole. Ce ne sarebbe un gran bisogno, e non solo per quanto riguarda il calcio. Tra le tante immagini sui vari canali, una m'è rimasta più impressa. Un tifoso dell'Inter dei tanti davanti alla sede Rai, in corso Sempione, che grida a un poliziotto impassibile dietro lo scudo: "Ma che uomo sei, che spari in testa a un ragazzo?". E m'è venuta in mente la storia del lupo e dell'agnello, dell'acqua del ruscello sporcata da chi stava a valle, e della frase del lupo: se non sei stato tu è stato tuo fratello, o tuo padre, o qualcuno dei tuoi. Uno si prende le colpe di tutti, se non c'è educazione emotiva, sia egli poliziotto, romeno, giornalista, zingaro o ultrà.


E si continua a respirare quest'aria brutta, da giustizia sommaria, da spedizione punitiva, da assalto alle caserme, da irruzione al Coni, da auto in fiamme, da sassi in mano. Se esiste (ed esiste) un'emergenza calcio, è strettamente collegata a un'emergenza Italia che non è piacevole evocare né ammettere. Un Paese in cui sembra quasi impossibile fare distinzioni elementari, in cui (stando al tifo violento) ci si è cullati col modello inglese, la Thatcher e via dicendo, ma senza leggi adeguate, in cui per anni il delinquente che tifa e il tifoso che delinque sono stati incoraggiati a prosperare, e comunque sarà chiaro che la sola repressione non può dare buoni frutti. ...

venerdì 9 novembre 2007

Neroazzurro per l'Africa - La campagna di Gazzetta Mondo e PeaceLink. Bastano 8 euro per una trappola nero-azzurra


Riporto dal sito www.peacelink.it quest'iniziativa interessante.
Mauro
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Per chi non lo sapesse, la mosca tse-tse causa la malattia del sonno, una delle malattie più temute in Africa. L'Inter, dopo un momento di sbigottita curiosità, quasi di incredulità, ha offerto mille euro per costruire le prime trappole.

1 febbraio 2006 - Alessandro Marescotti

Abbiamo deciso di chiamarla "Neroazzurro per l'Africa". Stiamo parlando della campagna con cui PeaceLink e Gazzetta Mondo (la pagina del mercoledì della Gazzetta del Mezzogiorno) stanno promuovono un'idea insolita ed efficace: costruire trappole neroazzurre contro la mosca tse tse. Tutto nasce dall'appello della dottoressa Chiara Castellani, impegnata in Congo nell'ospedale di Kimbau: "La mosca tse-tse - ci ha raccontato - rimane come ipnotizzata dai colori nero e azzurro. Ed è facile costruire delle trappole senza dover deforestare e senza lanciare insetticidi".
Per chi non lo sapesse, la mosca tse-tse causa la malattia del sonno, una delle malattie più temute in Africa. Devasta il cervello e provoca la morte. Dopo che Gazzetta Mondo ha pubblicato l'appello di PeaceLink le cose si sono mosse velocemente. L'Inter, dopo un momento di sbigottita curiosità, quasi di incredulità, ha offerto mille euro per costruire le prime trappole. Ma questa disponibilità merita un percorso molto più articolato, che non si fermi alla mosca tse tse e che arrivi a toccare le malattie dimenticate.
Ecco perché abbiamo pensato allo slogan "Neroazzurro per l'Africa". E' uno slogan abbastanza ampio per contenere la malaria, la lotta alla povertà e un bel freno al commercio internazionale delle armi, che arrivano spesso - chissà come - prima delle medicine.
Che fare da subito? Per ora lanciamo una proposta a tutti coloro i quali hanno un blog: linkate http://www.kimbau.org ossia il sito di riferimento della campagna. Se la voce si diffonde la campagna cammina. Se aumenta la quantità di persone che conoscono il problema, l'Inter sarà spinta a fare di più e a considerare "Neroazzurro per l'Africa" anche la "propria" campagna. Le condizioni ci sono.

La nostra idea è che il mondo dello sport possa aprirsi alla solidarietà. Se l'orgoglio nei colori della propria squadra diventa occasione per allargare la propria visione del mondo, allora quei colori possono far nascere l'idea che le "partite" da giocare bene sono anche quelle che battono le malattie, uniscono le persone, costruiscono reti di relazioni.
E' un'utopia? Per ora ci proviamo. Mandare in aereo drappi neroazzurri è antieconomico ed è per ora più conveniente acquistare la stoffa in Africa. A meno che non scenda in campo la base Onu di Brindisi. Prossimamente vi racconteremo come sta andando questa scommessa. E nel frattempo vi diamo i nostri riferimenti.
Per costribuire alla campagna: conto corrente postale 13403746 intestato a PeaceLink, casella postale 2009, 74100 Taranto (causale "neroazzurro per Kimbau"). Oppure utilizzare il c/c postale e il c/c bancario dell'Aifo (http://www.aifo.it) con la medesima causale.

Bastano 8 euro per una trappola nero-azzurra.

Sito web: http://www.kimbau.org E-mail: volontari@peacelink.it
Cellulare 3471463719
Fax e segreteria telefonica: 1782273886.

Note: Tutte le associazioni che vogliono aderire alla campagna possono scrivere a volontari@peacelink.it o (meglio ancora) lasciare un messaggio su http://www.kimbau.org