lunedì 26 maggio 2008

Pasticcio Mourinho

Il portoghese sempre più vicino ai nerazzurri. Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, deve soltanto comunicare a Mancini la sua scelta. Il clan di Josè: non è fatta. E scatta l'ultimatum

Josè Mourinho, 45 anni. LaPresse
Josè Mourinho, 45 anni. LaPresse
MILANO, 27 maggio 2008 - La scelta è stata fatta due mesi fa: Josè Mourinho. All’epoca Massimo Moratti era convinto, come tanti, che Roberto Mancini, al termine del campionato, avrebbe lasciato l’Inter: fine del ciclo. La sua dichiarazione-choc del dopo Liverpool era stata accolta dal presidente come il segnale del corto circuito. Milano è una centrifuga, disse un giorno il Trap. Moratti pensava a una separazione consensuale, con Mancini proiettato dalla vittoria del terzo scudetto consecutivo sulla ribalta inglese, magari in quel Manchester City dai programmi ambiziosi. Ecco perché al presidente era parso saggio puntare con decisione sul tecnico portoghese, uno che la Champions l’ha vinta di recente. E la Champions, nella prossima stagione, sarà l’obbiettivo numero uno. La macchina si mette in moto: contatti, colloqui, l’accordo finale di Parigi. Un’opzione d’oro. Che scadeva ieri, perlomeno secondo lo staff dell’allenatore straniero. Un tipo talmente pignolo da aver spedito il suo preparatore atletico, il mese scorso, a visionare gli impianti di Brunico, sede del ritiro estivo.
LA RIMONTA - In questi ultimi due mesi, giorno dopo giorno, Mancini ha però recuperato terreno. Moratti ne ha apprezzato l’impegno, strenuo, il totale coinvolgimento nella causa nerazzurra, la condivisione di emozioni, preoccupazioni, tensioni sino alla gioia conclusiva. A Parma sono giunti con lo stesso stress, l’identica spossatezza mentale. Un dettaglio che li unisce. E così, adesso che deve dirgli "guarda, ho preso un’altra strada", l’animo di Moratti è in tumulto. Da una parte c’è il presidente che freddamente ha programmato il futuro affidandosi al più celebrato tecnico su piazza. Dall’altro lato esiste un cuore, che nei confronti di Mancini batte forte: "Gli voglio molto bene". Non è un caso che lo abbia ripetuto diverse volte negli ultimi giorni. Moratti è alle prese con un groviglio di sentimenti e decisioni delicatissime, che investono anche il mercato. Per questo ha congelato Mourinho e si è preso una pausa di riflessione allontanando la data del faccia a faccia con il Mancio: sa di dover sbrogliare un bel pasticcio. Mourinho si ritiene il prescelto, promette di facilitare le trattative per Lampard, Deco, Quaresma mentre Figo fa sapere: 2Se arriva Mourinho gioco un altro anno, se resta Mancini sarà impossibile rimanere".
LE CONQUISTE - Ma pure il tecnico italiano è convinto di poter proseguire nella sua avventura. Un allenatore che proprio Moratti ha voluto e che lo stesso Moratti ha ricoperto di soldi: 24 milioni netti per i prossimi quattro anni. Un allenatore che ha conquistato due scudetti di fila, impresa riuscita l’ultima volta al mago Herrera, più di quarant’anni fa. Certo, Mancini non rimarrà senza squadra a lungo, però nei pensieri di queste ore il contratto è un elemento non secondario. Perlomeno pari alla riconoscenza che Moratti sinceramente nutre nei suoi confronti. E allora la situazione è questa: il dirigente ha scelto Mourinho, il tifoso non sa come rinunciare a Mancini. E se poi, dal cambio, l’Inter non ci guadagna ma ci rimette?
QUI JESI - "Abramovich ha detto che mi sarei proposto io al Chelsea? Falso, e comunque chi se ne frega». Jesi, teatro Pergolesi, Roberto Mancini risponde all’invito di Andrea Cardinaletti partecipando alla terza edizione del concorso "L’amico atletico". L’unica frase è dedicata al Chelsea, del domani non parla: ha preferito delegare il manager De Giorgis. "Ha vinto il terzo scudetto di fila, l’anno prossimo punterà all’accoppiata titolo-Champions. Roberto non ha mai ricevuto telefonate da Londra, del resto tutti sanno che ha un contratto per 4 anni e quindi una telefonata del Chelsea nemmeno l’avrebbe presa in considerazione. Con Moratti non c’è un appuntamento fissato, si incontreranno per pianificare il futuro, e non necessariamente a breve. Sarebbe strano se il presidente mandasse via l’allenatore che gli ha fatto vincere un altro scudetto. I rapporti non sono così drammatici come si vuole fare credere. Il dottor Combi? Magari Roberto chiederà di poter intervenire maggiormente sulle sue decisioni". Parole al miele.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)