martedì 23 marzo 2010

Materazzi sfida SuperPippo «Noi, davanti fino in fondo»

Fonte:Gazzetta.it style="text-align: justify; color: rgb(255, 204, 102);font-family:verdana;">Il difensore ai detenuti: «Marcare uno come lui è sempre una fatica»

ANDREA ELEFANTE MILANO In cosa sono uguali, o simili, Marco Materazzi e Filippo Inzaghi? Mese e anno di nascita: agosto 1973. Città più importante per la loro carriera: Milano. Titolo in carica, almeno fino all' 11 luglio: campione del mondo. Attaccamento al valore: famiglia. E poi stop, a occhio e croce. Quella partita speciale E invece. Invece non basta, a vederli ieri. Perché tutti e due sanno anche giocare una partita all' interno di un carcere e lo fanno come se quei corridoi sempre un po' bui nonostante i soffitti altissimi, chiusi da cancelli che cigolano sempre un po' sinistri, fossero un campo di quelli dove sudano anche l' ultima goccia di sudore: ci mettono l' anima anche lì dentro. Come se invece che detenuti che chiamano da fuori o dietro le sbarre, vogliono stringere la loro mano, dare una pacca sulle spalle o chiedere un autografo, ci fossero tifosi da non deludere, perché ormai sanno che quei due non ci stanno a perdere qualunque genere di sfida. La vera goduria San Vittore, un lunedì pomeriggio umido, primavera solo intuita: il mondo è fuori, ma anche dentro un carcere si può ascoltare ancora l' eco di un campionato che Inter e Milan forse si giocheranno in volata. Materazzi e Inzaghi sono con il direttore della Gazzetta Andrea Monti e con Alessandro Cannavò, il figlio del direttore che camminava fra quelle celle come uno di casa e aveva inventato «Parliamo di sport civilmente», una specie di talk show con microfono in mano ai detenuti. Marco e Pippo conoscono la strada, perché da quei cancelli sono già passati altre volte, e anche la durata della partita: usciranno dopo i classici 90' , con un pareggio. Si ride con Inzaghi quando gli dicono «Grazie, mi fai godere più della mia ragazza» e si ride con Materazzi quando gli chiedono perché si fa sempre espellere: «Ma cos' hai ancora la televisione in bianco e nero, che vedi i cartellini rossi anche se sono gialli?». Se qualcuno grida «Yoy yoy yoy Pippo Inzaghi segna per noi», in un amen c' è chi risponde «Tutti pazzi per Materazzi». Pippo la volpe Se Materazzi mette nella lista degli attaccanti più pericolosi da marcare «Pippo, la volpe», Inzaghi risponde che «anche Marco, come difensore, non scherza» e allora Marco confessa di aver randellato più volte Shevchenko «perché giocava con Pippo e Pippo non potevo picchiarlo, perché è un amico». Se Pippo giura che il Milan ballerà fino alla fine per lo scudetto, Matrix rassicura chi si è presentato con qualcosa di nerazzurro addosso: «E noi proveremo a stargli davanti fino alla fine: è quello il nostro obiettivo». Venite a giocare con noi Ieri ne avevano un altro, tutti e due: raccogliere l' invito di quei ragazzi che chiedono un' altra chance e intanto aspettano magliette, pantaloncini, palloni e avversari contro cui giocare. Al massimo possono invitare qualcuno ad entrare nella loro cella per vedere l' effetto che fa, però hanno uno stadio dove giocare una partita in casa. Campo in sintetico, cinque contro cinque, «la squadra c' è, e pure forte»: Materazzi e Inzaghi hanno iniziato a pensarci già ieri, a loro un sacco di calciatori ed ex calciatori non possono dire no. x HA DETTO

Elefante Andrea

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