domenica 13 gennaio 2008

Esordio del "terzo tempo" E' il pubblico a deludere

Dal sito de La Gazzetta dello Sport
ciao ciao
Mauro
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L'innovazione in tema di fairplay voluta dalla Figc ha formalmente funzionato, con strette di mano e pacche sulle spalle fra giocatori, arbitri e tecnici. Dagli spalti invece pubblico spesso inviperito, forse anche per le tante vittorie in trasferta...
Parma-Fiorentina: strette di mano in campo, fischi dagli spalti. Ansa
Parma-Fiorentina: strette di mano in campo, fischi dagli spalti. Ansa

MILANO, 13 gennaio 2008 - Tutti buoni, tutti bravi. O quasi. Dal pantano di Empoli al Massimino infuocato di polemiche, ai campi domenicali pacificati dalle disposizioni della Lega, la serie A del 2008 si dà la mano. Per regolamento. Resiste alla pioggia, ai fischi, alle proteste, la prima giornata del fairplay codificato. È il tempo del "terzo tempo".
UN SABATO BESTIALE - Anzi, del "cerimoniale di saluto a fine gara". Si comincia ad Empoli sabato pomeriggio e, per pittoresco destino, il terreno di gioco pare un campo da rugby: zuppo e pesante. Peccato che Ulivieri si sia fatto espellere, lui (presidente dell'Assoallenatori) che tanto si era speso contro l'iniziativa ("Se mi girano, non voglio essere costretto a stringere la mano a nessuno", aveva detto). La sera replica al Massimino, fu Cibali. Le immagini senza sonoro sono da manuale: solo che appena un paio di minuti prima l'arbitro Banti ha fischiato un rigore alla Juve, contro il Catania. L'uno a uno al 90' è ancora caldo di discussioni. Silvio Baldini, al rigore, se ne va addirittura negli spogliatoi. Torna in tempo per non mancare l'evento. Però la lettura del labiale è un continuo "non mi sono buttato", "non era rigore", "ma che hai fischiato", eccetera. Rimetti il sonoro alle immagini ed ecco il fairplay del Massimino: un mare di fischi. Soprattutto quando i giocatori salutano "con un gesto" gli spalti, secondo prescrizione.
... E UNA DOMENICA COSI' - La domenica fila via liscia. Se non fosse per il pubblico. E dei tanti "2" che hanno caratterizzato la diciottesima giornata. Lo stadio ha bisogno di sbollire prima di poter apprezzare tanta sancita educazione. E così, all'Olimpico di Roma se ne fregano. E fischiano: la Lazio ha appena perso dal Genoa. Chi se ne importa delle strette di mani. Come a Genova, dove però si stenta a capire i motivi dell'astio: la Samp ha stracciato il Palermo 3-0, Cassano è idolo incontrastato di Marassi, e i poverini posizionati "in corrispondenza della parte alta del cerchio di centrocampo" fanno solo il loro "dovere". Punizioni per chi non si presta non ce ne sono: il pericolo sarebbe la brutta figura. Il pubblico quella proprio non la teme. Spalletti a Bergamo, che in quanto tecnico non sarebbe tenuto, anticipa tutti: Atalanta e Roma predispongono il "corridoio" e l'allenatore giallorosso si mette davanti a tutti per incrociare per primo le mani con la squadra di Del Neri. Delusione invece a Parma, dove pure c'erano gli inventori del "cerimoniale", la Fiorentina. Prima i cori razzisti denunciati dall'ex Mutu, poi tanti fischi. Qualche giocatore del Parma va negli spogliatoi prima di stringere la mano ai viola. Proprio a loro, i "colpevoli" del fairplay.

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