mercoledì 3 dicembre 2008

Uganda, la guerra senza fine

Il leader ribelle Kony non si presenta per siglare la pace, il governo si interroga sull'opzione militare

scritto da Matteo Fagotto

Ancora una volta, per l'ennesima volta. Lo scorso fine settimana il leader dei ribelli ugandesi del Lord's Resistance Army, Joseph Kony, non si è presentato alla cerimonia per la firma degli accordi di pace che avrebbero posto fine a 22 anni di guerra tra il gruppo ribelle e l'esercito ugandese, facendo tornare indietro a mani vuote non solo la delegazione governativa, ma anche i notabili Acholi che abitano il nord dell'Uganda, la regione maggiormente devastata dalle violenze negli ultimi anni. Dopo l'ennesimo fallimento, il governo di Kampala si chiede se la prosecuzione delle trattative abbia ancora un senso.

Joseph KonyAnche stavolta, come nelle occasioni precedenti, Kony aveva assicurato, tramite i suoi intermediari, la sua presenza alla cerimonia, in programma nella città sudanese di Juba. Ma alla fine, come le volte precedenti, ha prevalso la paura. Per uscire dal proprio nascondiglio nella foresta congolese, il leader ribelle ha chiesto lo stralcio del mandato di cattura per crimini di guerra e contro l'umanità emesso dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja, e che pende sulla sua testa. Nonostante gli accordi raggiunti in questo senso con il governo ugandese, infatti, la Cpi, a suo tempo invitata a investigare sui crimini compiuti dai ribelli proprio da Kampala, non ha finora accettato di bloccare il procedimento giudiziario nei confronti di Kony.

Tutto come prima allora? Non proprio. Stavolta, infatti, sarebbe avvenuto un fatto nuovo: Kony, stando alla sua versione dei fatti, avrebbe ricevuto un sms sul suo telefonino proveniente da un ufficiale dell'esercito ugandese, che lo minacciava di morte anche se avesse siglato la pace con il governo. Una versione a cui Frank Nyakairu, analista del conflitto ugandese, non crede. "I proclami di Kony hanno un solo fine. Far tornare a parlare di lui", spiega a PeaceReporter. "Ogni volta che vede l'attenzione mediatica calare, Kony se ne esce con qualche novità. Ma dubito delle sue reali intenzioni di pace".

Bambini soldato del LraLa visione di Nyakairu non è isolata. Da più parti ormai si levano voci che chiedono di risolvere la questione Kony una volta per tutte, liberando il nord Uganda dal rischio di una nuova guerra. A questo proposito, il governo ha annunciato che consulterà i leader della comunità Acholi per decidere il da farsi. Meglio proseguire con le iniziative di pace, visto che, dopotutto, sugli accordi raggiunti da entrambe le parti manca solo la firma finale, o scegliere la strada della guerra? La seconda opzione è difficilmente praticabile, considerando il fatto che, al momento, gli effettivi del Lra sono sparsi tra le regioni di confine di Uganda, Congo e Sudan, e che le azioni militari sono condotte principalmente al di fuori del territorio ugandese. Lo scorso mese, alcune associazioni locali per i diritti umani avevano denunciato la morte di più di 200 civili in poche settimane per mano dei ribelli. Da nazionale, il Lra è diventato insomma un problema regionale, che richiede la collaborazione degli stati vicini.

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