Articolo di Alessandro Dal Lago
Segnalato da Mimmo Arnaboldi
In quanto tifoso del Milan (ognuno ha i suoi lati deboli...), non sono per niente contento dell'ormai interminabile supremazia dell'Inter nel campionato italiano. E tuttavia vorrei esprimere la mia totale solidarietà a Mario Balotelli, non solo il principale talento emergente del nostro calcio, ma anche un giocatore che mi è straordinariamente simpatico sia per la sua storia, sia per la sua personalità, compresi gli atteggiamenti che gli vengono rimproverati. Si finisce per perdonare tutto a certe star del pallone - provocazioni, risse in campo e fuori, sputi, scorrettezze plateali, esultanze dopo gol segnati con la mano, dichiarazioni a capocchia su temi su cui non sono informati ecc. Ma non si riesce a perdonare a un ragazzo di vent'anni l'esasperazione per ciò che è costretto a subire da alcuni anni da parte di platee di migliaia di persone.
Ora, i benpensanti del circo pallonaro, gli stessi che negano o minimizzano il razzismo negli stadi, gli chiedono di «controllarsi». Ma non scherziamo! Per me, è un miracolo, una straordinaria prova di bravura e forza d'animo, che Balotelli riesca a giocare in queste condizioni. Durante la partita con il Chievo ogni volta che toccava la palla era subissato di fischi. Certo, in altri stadi gli è capitato ben di peggio. Io ritengo però che l'«ambiente calcistico», come si dice, faccia ben poco per proteggerlo, al di là delle multe o della facoltà dell'arbitro di interrompere le partite. E credo anche che l' «ambiente» non sia affatto consapevole di un problema che va molto al di là dell'episodio di domenica. Ciò che subisce in modo esasperato Balotelli, infatti, non è l'avversione «sportiva» per un giocatore di spicco di un'altra squadra, né una reazione alla sua esuberanza, ma è esattamente quanto ha subìto Luciano da parte dei tifosi dell'Inter o sopporta qualsiasi altro calciatore nero dai tifosi della squadra avversaria. È semplicemente razzismo.
Ed è un razzismo amplificato dagli stadi e dalla televisione, ma che rimanda a quanto di arretrato, torbido e fascista c'è in fondo - e neanche troppo in fondo - alla società italiana. Vedere un ragazzo nero primeggiare nello sport nazionale - che schiaffo, che insulto sanguinoso, che orribile frustrazione dev'essere per i fascistelli e i nostalgici che vanno allo stadio per sfogare il loro odio di parte! Tutta gente che attraverso mille rivoli, slogan ripetuti all'infinito e boati comunicativi deve essersi fatta l'idea che questo è il clima corrente e legittimo nel nostro paese. Che questo è il refrain dominante. Qualcuno si è dimenticato dei canti da stadio contro i terroni di un noto esponente leghista?
Da noi, quello che in qualsiasi paese vagamente civile provocherebbe l'indignazione collettiva suscita risolini, reprimende alla vittima e tirate untuose sull'autocontrollo di un ragazzo di vent'anni perennemente sotto i riflettori. Ma se è così, è perché il mondo del calcio, da specchio fedele di una società, ci dice esattamente quello che è diventata l'Italia: un paese in cui chi subisce deve chiedere scusa, in cui le vittime devono tacere e tutti pontificano sulla pelle degli altri.
D'altra parte, per capire che cosa è davvero l'Italia, paese in cui non si dà asilo, in cui si respinge, in cui si affonda nel provincialismo più becero, basterebbe pensare a quanti giocatori di origine straniera giocano in nazionale. Nessuno. Mi piacerebbe davvero vedere Balotelli nella squadra che giocherà in Sudafrica .Ma dubito fortemente che avverrà.
Segnalato da Mimmo Arnaboldi
In quanto tifoso del Milan (ognuno ha i suoi lati deboli...), non sono per niente contento dell'ormai interminabile supremazia dell'Inter nel campionato italiano. E tuttavia vorrei esprimere la mia totale solidarietà a Mario Balotelli, non solo il principale talento emergente del nostro calcio, ma anche un giocatore che mi è straordinariamente simpatico sia per la sua storia, sia per la sua personalità, compresi gli atteggiamenti che gli vengono rimproverati. Si finisce per perdonare tutto a certe star del pallone - provocazioni, risse in campo e fuori, sputi, scorrettezze plateali, esultanze dopo gol segnati con la mano, dichiarazioni a capocchia su temi su cui non sono informati ecc. Ma non si riesce a perdonare a un ragazzo di vent'anni l'esasperazione per ciò che è costretto a subire da alcuni anni da parte di platee di migliaia di persone.
Ora, i benpensanti del circo pallonaro, gli stessi che negano o minimizzano il razzismo negli stadi, gli chiedono di «controllarsi». Ma non scherziamo! Per me, è un miracolo, una straordinaria prova di bravura e forza d'animo, che Balotelli riesca a giocare in queste condizioni. Durante la partita con il Chievo ogni volta che toccava la palla era subissato di fischi. Certo, in altri stadi gli è capitato ben di peggio. Io ritengo però che l'«ambiente calcistico», come si dice, faccia ben poco per proteggerlo, al di là delle multe o della facoltà dell'arbitro di interrompere le partite. E credo anche che l' «ambiente» non sia affatto consapevole di un problema che va molto al di là dell'episodio di domenica. Ciò che subisce in modo esasperato Balotelli, infatti, non è l'avversione «sportiva» per un giocatore di spicco di un'altra squadra, né una reazione alla sua esuberanza, ma è esattamente quanto ha subìto Luciano da parte dei tifosi dell'Inter o sopporta qualsiasi altro calciatore nero dai tifosi della squadra avversaria. È semplicemente razzismo.
Ed è un razzismo amplificato dagli stadi e dalla televisione, ma che rimanda a quanto di arretrato, torbido e fascista c'è in fondo - e neanche troppo in fondo - alla società italiana. Vedere un ragazzo nero primeggiare nello sport nazionale - che schiaffo, che insulto sanguinoso, che orribile frustrazione dev'essere per i fascistelli e i nostalgici che vanno allo stadio per sfogare il loro odio di parte! Tutta gente che attraverso mille rivoli, slogan ripetuti all'infinito e boati comunicativi deve essersi fatta l'idea che questo è il clima corrente e legittimo nel nostro paese. Che questo è il refrain dominante. Qualcuno si è dimenticato dei canti da stadio contro i terroni di un noto esponente leghista?
Da noi, quello che in qualsiasi paese vagamente civile provocherebbe l'indignazione collettiva suscita risolini, reprimende alla vittima e tirate untuose sull'autocontrollo di un ragazzo di vent'anni perennemente sotto i riflettori. Ma se è così, è perché il mondo del calcio, da specchio fedele di una società, ci dice esattamente quello che è diventata l'Italia: un paese in cui chi subisce deve chiedere scusa, in cui le vittime devono tacere e tutti pontificano sulla pelle degli altri.
D'altra parte, per capire che cosa è davvero l'Italia, paese in cui non si dà asilo, in cui si respinge, in cui si affonda nel provincialismo più becero, basterebbe pensare a quanti giocatori di origine straniera giocano in nazionale. Nessuno. Mi piacerebbe davvero vedere Balotelli nella squadra che giocherà in Sudafrica .Ma dubito fortemente che avverrà.
2 commenti:
ma che cazzo di razzismo... è ignorante come pochi quel ragazzo!!! alla gente sta sulle palle perchè è un coglione esaltato ed ignorante non perchè è nero e bresciano! idiota!!! anzi è un bene per lui essere di colore altrimenti se fosse bianco le avrebbe già prese ma tante!!!
Evito di aggiungere commenti a queste dichiarazioni "anonime".
Mi ritrovo pienamente nelle parole scritte dal prof. Dal Lago. Chiederei la cortesia di evitare commenti di questo genere su questo blog. Ho una chiara posizione a riguardo e sono disponibile ad un confronto a patto che i toni e i modi siano da persona civile, nonviolenta e soprattutto intelligente.
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