Nuovo stop ai colloqui di pace tra governo e ribelli
Sono passati due anni e mezzo dall'inizio dei colloqui di pace, ma il tira-e-molla tra governo ugandese e ribelli del Lord's Resistance Army continua: ieri, la delegazione dei ribelli a Juba, in sud Sudan, dove sono in corso le trattative, ha sospeso i lavori per protesta contro le autorità ugandesi, le quali non avrebbero accettato di includere i ribelli nel governo. Per l'ennesima volta, i colloqui per porre fine a un conflitto costato la vita a decine di migliaia di persone segnano il passo.
Anche per questo la decisione dei ribelli è giunta inaspettata. Secondo quanto riferito da entrambe le parti, il Lra avrebbe chiesto l'inclusione di alcuni suoi uomini nel governo e nell'amministrazione, oltre che la protezione e il rimpatrio gratuito per i vertici del gruppo in esilio. Richieste che il governo non intende accettare perché contrarie alla Costituzione, e perché le stesse autorità non avrebbero alcun diritto di concedere quei posti senza che gli elettori vengano consultati. Una posizione che ha fatto arrabbiare la delegazione del Lra, la quale sostiene di avere in mano un documento, siglato assieme al governo ugandese lo scorso anno, che promette ai ribelli il power-sharing nell'esecutivo e nell'esercito. Il Lra si è appellato ai mediatori sudanesi, annunciando che non farà ritorno al tavolo delle trattative finché la questione non verrà risolta. Secondo la delegazione governativa, inoltre, i ribelli avrebbero chiesto degli indennizzi in denaro per la loro partecipazione ai colloqui. Il portavoce del Lra ha però smentito la notizia. Non è la prima volta che i ribelli decidono di abbandonare temporaneamente i colloqui, anzi, è successo spesso dall'inizio delle trattative, avviate a metà 2006. Recentemente, il governo ugandese aveva dato tempo fino a fine febbraio per arrivare a un accordo di pace, in caso contrario avrebbe ripreso le attività militari. |
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