martedì 26 febbraio 2008

Uganda, la strada è in salita

Fonte: PeaceReporter

Nuovo stop ai colloqui di pace tra governo e ribelli

Sono passati due anni e mezzo dall'inizio dei colloqui di pace, ma il tira-e-molla tra governo ugandese e ribelli del Lord's Resistance Army continua: ieri, la delegazione dei ribelli a Juba, in sud Sudan, dove sono in corso le trattative, ha sospeso i lavori per protesta contro le autorità ugandesi, le quali non avrebbero accettato di includere i ribelli nel governo. Per l'ennesima volta, i colloqui per porre fine a un conflitto costato la vita a decine di migliaia di persone segnano il passo.


Un soldato del LraE pensare che la settimana era partita in maniera incoraggiante, con le due delegazioni che si erano accordate sul giudicare i crimini commessi dai ribelli attraverso il sistema giudiziario ugandese. Un accordo che, in prospettiva, potrebbe risolvere l'annosa questione dei mandati di cattura emessi dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell'Aja nei confronti dei vertici del Lra, accusati di crimini di guerra e contro l'umanità. Il governo ugandese si starebbe infatti impegnando per convincere la Cpi a bloccare il processo, una delle condizioni richieste dal leader ribelle Joseph Kony per siglare un accordo di pace definitivo.
Anche per questo la decisione dei ribelli è giunta inaspettata. Secondo quanto riferito da entrambe le parti, il Lra avrebbe chiesto l'inclusione di alcuni suoi uomini nel governo e nell'amministrazione, oltre che la protezione e il rimpatrio gratuito per i vertici del gruppo in esilio. Richieste che il governo non intende accettare perché contrarie alla Costituzione, e perché le stesse autorità non avrebbero alcun diritto di concedere quei posti senza che gli elettori vengano consultati.

Una posizione che ha fatto arrabbiare la delegazione del Lra, la quale sostiene di avere in mano un documento, siglato assieme al governo ugandese lo scorso anno, che promette ai ribelli il power-sharing nell'esecutivo e nell'esercito. Il Lra si è appellato ai mediatori sudanesi, annunciando che non farà ritorno al tavolo delle trattative finché la questione non verrà risolta. Secondo la delegazione governativa, inoltre, i ribelli avrebbero chiesto degli indennizzi in denaro per la loro partecipazione ai colloqui. Il portavoce del Lra ha però smentito la notizia.
Non è la prima volta che i ribelli decidono di abbandonare temporaneamente i colloqui, anzi, è successo spesso dall'inizio delle trattative, avviate a metà 2006. Recentemente, il governo ugandese aveva dato tempo fino a fine febbraio per arrivare a un accordo di pace, in caso contrario avrebbe ripreso le attività militari.

Un campo rifugiati in UgandaAttività che, secondo le fonti sudanesi, non si sarebbero mai interrotte. Gli uomini del Lra, stanziati nel sud Sudan e nella vicina Repubblica Democratica del Congo, sono stati più volte accusati di attacchi indiscriminati contro i civili. Accuse che i ribelli ritorcono contro l'esercito ugandese, responsabile di numerose violazione della tregua in vigore da circa un anno, e che tradiscono la profonda sfiducia che contraddistingue ancora i colloqui tra le due parti. Una sfiducia che non viene meno nonostante le due delegazioni si siano già accordate su buona parte dei punti controversi. La popolazione ugandese, in particolare quella del nord, la più colpita dal conflitto, ha comunque fiducia in una conclusione positiva dei colloqui, visto il ritorno di buona parte dei quasi due milioni tra profughi e sfollati. La ricostruzione nel nord è già cominciata. In anticipo, per una volta, sugli sviluppi politici.

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